Uno dei lavori ad alto profilo aziendale che promette remunerazioni da favola è il “Big data scientist”. In Usa è la professione emergente del momento. Gli specialisti di questo settore sono professionisti che si occupano di analizzare la grande mole di dati che le aziende possiedono per trasformarli in opportunità di business incrementando in maniera esponenziale i fatturati.
La remunerazione è interessante, i più specializzati arrivano a guadagnare circa 185 mila dollari l’anno, chi è appena entrato 85 mila. Non male se si conta che in società come Facebook e Linkedin questi soggetti guadagnano più di un ingegnere informatico di provata esperienza.
Ma di cosa si occupa esattamente un big data scientist? Alla base c’è l’acquisizione e successivamente l’elaborazione e la gestione dei dati che vanno organizzati e classificati secondo gli obiettivi del marketing aziendale. La raccolta avviene tramite Internet, ma anche grazie ad archivi pre esistenti di una clientela affezionata e fidelizzata.
Navigando sulla rete siamo costantemente tracciati. I motori di ricerca immagazzinano i nostri dati sensibili come preferenze di acquisto, spostamenti, gusti musicali, investimenti. I social poi vanno ancora più in profondità registrando costantemente i movimenti degli utenti con la rete di amici e parenti con cui avvengono le interazioni. Siamo costantemente schedati e monitorati, ma tante aziende ancora non sanno che farne di tutta questa mole di dati.
Successivamente c’è la parte più importante del processo quella dell’analisi. E’ qui che si vede la competenza del big data scientist. I dati che si hanno a disposizione vano interpretati e devono offrire soluzioni di business all’ azienda. La proposta deve essere mirata al target stabilito inizialmente e collimare con le aspettative di vendita.
Anche nel nostro paese c’è una grande attenzione a questa professione. Il comparto assicurativo è quello che al momento è più ricettivo. Gli attuari, coloro che si occupano dell’ analisi delle varianti demografiche e statistiche, non bastano più e quindi via libera al lavoro dei big data scientist che devono confrontarsi con loro e studiare la grossa mole di dati.
Secondo Dino Petreschi, docente di Informatica all’Università di Pisa, questa professione sarà la più ricercata del mondo per i prossimi tre anni. Anche la McKinsey prospetta un futuro radiante per coloro che si dedicheranno a questo lavoro, con la domanda che supererà l’offerta del 60-80%.
Non tutti sono d’accordo però con queste previsioni rosee. Per Roland Cloutier, capo della sicurezza informatica di ADP, l’intelligenza artificiale dei robot sostituirà il lavoro umano. I dati saranno ben interpretati da Bot in grado di fare analisi perfette e proporre business efficaci.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Cloutier è Sirish Raghuram, ceo della californiana Platform 9. Per lui i nuovi programmi come quelli prodotti da “Tableau software” saranno in grado di incrementare e migliorare i flussi di lavoro ben interpretando la grande massa di dati raccolti. Sofisticati algoritmi potranno riuscire a proporre soluzioni strategiche idonee. Tutto ciò spazzerà via la domanda di big data scientist che dovranno riciclarsi in altri settori.